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Economia circolare in pillole

Nonostante se ne parli parecchio, in pochi hanno chiaro cos’è davvero l’ economia circolare. Sarà perché si tratta di un concetto ancora giovane, sarà perché è un “ombrello” sotto cui possono rientrare saperi e pratiche molto diversi come la bioeconomia, la sharing economy, il remanufacturing, la biomimesi o i sistemi di gestione avanzata dei rifiuti. Sul caso esiste anche un libro il cui titolo è appunto “Che cos’è l’economia circolare”.

A spiegarlo, in poche parole, sono gli autori Emanuele Bompan e Ilaria Nicoletta Brambilla secondo i quali la definizione esatta  è “un’economia industriale che è concettualmente rigenerativa e riproduce la natura nel migliorare e ottimizzare in modo attivo i sistemi mediante i quali opera”. Si tratta di prendere la linea retta sottesa all’attuale sistema economico, che preleva, trasforma, vende e butta, indifferente alle conseguenze (cambiamenti climatici, difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, inquinamento e distruzione della biodiversità) e piegarla fino a trasformarla in un cerchio.

In questo modo, i prodotti vengono progettati per durare ed essere smontati facilmente, i rifiuti vengono valorizzati e trasformati in risorse con cui prolungare all’infinito il ciclo di vita dei beni. Tutto, insomma, in questo nuovo concetto di economia parte dall’innovazione, dall’esigenza di andare a trovare delle soluzioni laddove esistono problemi reali e concreti. E, così, c’è l’esigenza di combattere l’inquinamento, di ridurre gli sprechi e i rifiuti, di limitare le emissioni atmosferiche e di ridurre l’approccio a un’agricoltura troppo intensiva che ha finito per danneggiare drasticamente il nostro pianeta, portando alla desertificazione e mettendolo a dura prova con i cambiamenti climatici.

In una sola parola l’ economia circolare è riutilizzo, tema sul quale si stanno concentrando numerose startup e da qui, anche, la popolarità di un concetto oggi sbandierato da politici e amministratori. Secondo uno studio autorevole, il  «Growth Within: A Circular Economy Vision for a Competitive Europe» , questo nuovo sistema sarà in grado di portare un beneficio in Europa pari a 1,8 trilioni di euro entro il 2030, traducendosi in un incremento del Pil dell’11{65c86e647cca2ccefec7c70d97627301dcb490f27c767c1d834539c2e60d5250} entro il 2030 e permettendo una riduzione di anidride carbonica del 48{65c86e647cca2ccefec7c70d97627301dcb490f27c767c1d834539c2e60d5250} sempre entro il medesimo anno e dell’83{65c86e647cca2ccefec7c70d97627301dcb490f27c767c1d834539c2e60d5250} entro il 2050.

Economia circolare, proprio perché è il settore in cui tutti sentono l’esigenza di trovare soluzioni,  è anche il settore giusto per fare startup. Inoltre, il conseguimento dei nuovi obiettivi della Commissione Europea in materia di rifiuti basati sull’approccio dell’economia circolare (riciclaggio del 70{65c86e647cca2ccefec7c70d97627301dcb490f27c767c1d834539c2e60d5250} dei rifiuti urbani e dell’80{65c86e647cca2ccefec7c70d97627301dcb490f27c767c1d834539c2e60d5250} dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili) creerebbe 580.000 nuovi posti di lavoro.

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